Sovraffollamento
e mancanza di spazi adeguati, i punti deboli. Più interscambio con
l'esterno e una sorveglianza dinamica che dà buoni risultati, gli
elementi di forza. E' la fotografia dell'istituto penitenziario
visitato dall'Osservatorio
Sovraffollamento,
carenze strutturali, ma maggiore apertura ad una città che si
dimostra a sua volta più accogliente e una sorveglianza dinamica
che, nella parte della reclusione, dà riscontri positivi. È la
fotografia scattata dalle volontarie dell'Osservatorio di Antigone
Marche
che, lo scorso 24 novembre, hanno effettuato la visita nella Casa di
Reclusione di Fermo.
I
detenuti presenti al momento della visita erano 59, quando i posti
regolamentari sono 41 (per la capienza regolamentare la fonte è il
Ministero di Giustizia: www.giustizia.it).
Un tasso di affollamento che nelle settimane passate era addirittura
ben più alto, con una popolazione reclusa arrivata a toccare le 73
presenze. Gli spazi ridotti e le geometrie irregolari rappresentano
una delle maggiori criticità dell'Istituto in quanto ogni attività
della vita quotidiana, dalle attività ricreative alla scuola, dai
colloqui con i parenti a quelli con avvocati e magistrati, fino alle
visite mediche, risente dei rilevanti limiti strutturali dell'ex
convento del fermano adibito a carcere negli anni '30.
Un
elemento, questo della carenza di adeguati spazi, che però non è
nuovo, purtroppo. Quello che, invece, è cambiato rispetto al
passato, assumendo contorni del tutto positivi, è l'apertura più
accentuata della struttura al territorio, con una maggiore
integrazione tra la comunità ristretta e libera e un buon numero di
volontari e corsi all'interno del carcere.
Altro
elemento importante da sottolineare, così come emerso dalla visita,
è quello relativo alla sorveglianza
dinamica,
ovvero un approccio basato meno sul controllo continuo e costante
della persona reclusa e su una sua maggiore autonomia all'interno
della sezione. Applicata per la "sezione reclusione", la
sorveglianza dinamica sta dando riscontri positivi ed è, per questo,
ormai metabolizzata dagli operatori, mettendo d'accordo sia l'area
educativa sia gli operatori della sorveglianza. Diversa, invece, è
la situazione delle persone che si trovano nella sezione
circondariale che, ad oggi, vista la collocazione delle camere di
pernottamento, non fruisce di questo tipo di sorveglianza più
aperta.
Jesi,
01 Dicembre 2017