lunedì 16 luglio 2018

Detenuto suicida a Pesaro, Antigone Marche: "Episodio prevedibile"



L'associazione regionale appoggia la richiesta di chiarezza del Garante Nobili. "E' capitato quello che temevamo. Da tempo abbiamo segnalato i problemi delle persone ristrette a Villa Fastiggi che hanno doppia diagnosi e problemi sanitari. Ora, si risolva la situazione"


"Abbiamo visto una persona dimagrire 15 chili in meno di un mese, autolesionarsi ed essere totalmente dissociata dal mondo circostante, eppure venire dichiarata compatibile con il regime penitenziario. Tanto compatibile che in molti erano preoccupati per la situazione e ora, dopo circa un anno di richieste di misure alternative per problemi gravi di salute, si trova nel reparto psichiatrico di un ospedale regionale. Ne abbiamo vista un'altra con disabilità e seri problemi fisici dover rinunciare al diritto a presentarsi al suo processo perché non aiutata nei difficili spostamenti ed essere considerata "noiosa" perché si lamenta della situazione che vive". Queste le parole dell'associazione Antigone Marche alla notizia dell'uomo di 35 anni che si è suicidato all'interno della Casa Circondariale di Villa Fastiggi nei giorni scorsi. "Potremmo andare avanti a lungo con casi simili – prosegue l'associazione - perché ne abbiamo viste tante di persone ristrette a Pesaro che sostengono di non essere assistite e curate adeguatamente. Ma, si sa, sono solo detenuti e, dunque, chi gli può credere? Chi può fidarsi di quello che dicono? Ecco, ora, di fronte a un suicidio, forse qualcuno prenderà sul serio la situazione. Una situazione grave e pesante, non degna di un sistema democratico e civile che comprende nella sua Costituzione l'articolo 27. Quanto avvenuto a Pesaro, che indecentemente abbiamo saputo con giorni di distanza e senza neanche spiegazioni precise, era purtroppo prevedibile. Ci indigna e ci porta con forza a chiedere, ora più che mai, che si faccia chiarezza e che si ponga termine a una situazione sanitaria pesante e deficitaria che denunciamo, inascoltati, da tempo. La Regione e la Sanità regionale in primis dovrebbero risponderne. Bene ha fatto il Garante, quindi, a sollevare la questione e a porre domande. Cosa è successo? Perché persone con problemi psichiatrici o di dipendenze patologiche non hanno un'attenzione maggiore? E, aggiungeremmo noi, siamo davvero sicuri che il miglior sistema sia quello che rinchiude in carcere le persone con problemi psichiatrici e di dipendenza patologica anziché offrire loro sistemi e strutture alternative? Certo, a quanto pare ora il vento del cambiamento parla di nuove carceri e meno misure alternative perché la pena deve essere la pena, magari anche con un po' di dolore fisico. È altrettanto certo che noi ci opporremo sempre a questa logica e continueremo a fare quello che facciamo: entrare in carcere ed evidenziare quello che vediamo. Ad altri, se vogliono umanamente e politicamente, il voler ascoltare".