L'associazione
regionale appoggia la richiesta di chiarezza del Garante Nobili. "E'
capitato quello che temevamo. Da tempo abbiamo segnalato i problemi
delle persone ristrette a Villa Fastiggi che hanno doppia diagnosi e
problemi sanitari. Ora, si risolva la situazione"
"Abbiamo
visto una persona dimagrire 15 chili in meno di un mese,
autolesionarsi ed essere totalmente dissociata dal mondo circostante,
eppure venire dichiarata compatibile con il regime penitenziario.
Tanto compatibile che in molti erano preoccupati per la situazione e
ora, dopo circa un anno di richieste di misure alternative per
problemi gravi di salute, si trova nel reparto psichiatrico di un
ospedale regionale. Ne abbiamo vista un'altra con disabilità e seri
problemi fisici dover rinunciare al diritto a presentarsi al suo
processo perché non aiutata nei difficili spostamenti ed essere
considerata "noiosa" perché si lamenta della situazione
che vive". Queste le parole dell'associazione Antigone
Marche
alla notizia dell'uomo di 35 anni che si è suicidato all'interno
della Casa Circondariale di Villa Fastiggi nei giorni scorsi.
"Potremmo andare avanti a lungo con casi simili – prosegue
l'associazione - perché ne abbiamo viste tante di persone ristrette
a Pesaro che sostengono di non essere assistite e curate
adeguatamente. Ma, si sa, sono solo detenuti e, dunque, chi gli può
credere? Chi può fidarsi di quello che dicono? Ecco, ora, di fronte
a un suicidio, forse qualcuno prenderà sul serio la situazione. Una
situazione grave e pesante, non degna di un sistema democratico e
civile che comprende nella sua Costituzione l'articolo 27. Quanto
avvenuto a Pesaro, che indecentemente abbiamo saputo con giorni di
distanza e senza neanche spiegazioni precise, era purtroppo
prevedibile. Ci indigna e ci porta con forza a chiedere, ora più che
mai, che si faccia chiarezza e che si ponga termine a una situazione
sanitaria pesante e deficitaria che denunciamo, inascoltati, da
tempo. La Regione e la Sanità regionale in primis dovrebbero
risponderne. Bene ha fatto il Garante, quindi, a sollevare la
questione e a porre domande. Cosa è successo? Perché persone con
problemi psichiatrici o di dipendenze patologiche non hanno
un'attenzione maggiore? E, aggiungeremmo noi, siamo davvero sicuri
che il miglior sistema sia quello che rinchiude in carcere le persone
con problemi psichiatrici e di dipendenza patologica anziché offrire
loro sistemi e strutture alternative? Certo, a quanto pare ora il
vento del cambiamento parla di nuove carceri e meno misure
alternative perché la pena deve essere la pena, magari anche con un
po' di dolore fisico. È altrettanto certo che noi ci opporremo
sempre a questa logica e continueremo a fare quello che facciamo:
entrare in carcere ed evidenziare quello che vediamo. Ad altri, se
vogliono umanamente e politicamente, il voler ascoltare".