domenica 29 novembre 2020
Antigone: “Niente politici: il Garante è indipendente o non è”
Fra pochi giorni la nuova amministrazione regionale nominerà quello che sarà il Garante Regionale dei Diritti della Persona. Come Associazione Antigone Marche vorremmo che fosse una persona libera, imparziale e pronta a denunciare quanto ancora nel nostro sistema detentivo rende inapplicato l'Articolo 27 della Costituzione Italiana.
Nelle Marche il Garante è una figura a tutela dei diritti dei più deboli, siano essi minori, detenuti, migranti o chiunque – italiano o straniero – veda un proprio diritto calpestato. Il suo ruolo dunque è estremamente delicato e sarebbe un errore confonderlo con quello di un amministratore, un direttore di servizio o un consigliere regionale. Il Garante dei Diritti della Persona non deve essere niente di tutto questo, perché è molto di più: è un'Autorità indipendente che avvia istruttorie, scrive chiarimenti, scova magagne, sorveglia, decide, segnala e, qualche volta, ha il dovere di mettere l'amministrazione con le spalle al muro. Per tutto questo, chi ricoprirà questo ruolo non può mancare di indipendenza, per cui chiediamo che non venga scelto fra i politici, tanto meno fra quelli attivi. Il Garante è indipendente o non è.
Serve una persona che abbia anche solidissime competenze giuridiche, che sia equidistante, sensibile ed equilibrata. Già, l'equilibrio nell'attenzione a tutte le persone più deboli che avranno bisogno del suo aiuto, detenuti inclusi, sarà fondamentale. Proprio perché anche la popolazione carceraria non venga lasciata indietro, l'Associazione Antigone si augura che il percorso che porterà alla scelta del Garante sia pubblico e condiviso con la società civile e con gli operatori che da anni si occupano del mondo detentivo.
sabato 14 novembre 2020
lunedì 9 marzo 2020
Coronavirus e carceri: evitare rivolte, estendere telefonate e applicare alternative
Appello dell’associazione Antigone a detenuti, direttori
e magistratura di sorveglianza.
Importante spiegare la situazione, aumentare le chiamate, anche con Skype, e decongestionare gli istituti ampliando la detenzione domiciliare
Importante spiegare la situazione, aumentare le chiamate, anche con Skype, e decongestionare gli istituti ampliando la detenzione domiciliare
Un appello ai detenuti a non lasciarsi andare a rivolte
violente e a interrompere forme di proteste non pacifiche. Un appello ai
direttori delle carceri affinché assicurino maggiori contatti telefonici dei
detenuti con i propri familiari. Un appello a direttori e magistrati di
sorveglianza affinché più gente possibile possa accedere alle misure
alternative. E’ quanto proponiamo come Associazione Antigone in queste ore e
giornate di emergenza sanitaria che sta investendo il nostro paese e,
drammaticamente, gli istituti di pena
italiani.
Partiamo dai numeri. Sono 61.230 i detenuti presenti negli
istituti penitenziari a fronte di una capienza regolamentare di 50.931 (dati
del ministero di Giustizia aggiornati al 29 febbraio). Un sovraffollamento sopra
al 120%. Nei 6 istituti della nostra regione, si trovano 926 persone su una
capienza di 857. Un tasso di sovraffollamento del 108% con le situazioni più
stressanti ad Ancona Montacuto, 330 presenti su 256 posti, e a Villa Fastiggi (Pesaro),
238 presenti su 153 posti, unico carcere marchigiano attualmente nella zona arancione.
Sovraffollamento significa terza branda e spazi che diventano ancora più angusti e che non possono permettere di tenere
una distanza di precauzione di un metro tra le persone.
A una situazione già
precaria, quindi, se ne è aggiunta in questi giorni una emergenziale, che ha
portato alla chiusura dei colloqui con i familiari (sei ore al mese). Una
misura di buon senso, ma che investe gli affetti e che va spiegata e controbilanciata.
Per questo, ci appelliamo ai
detenuti, affinché non si lascino andare a rivolte violente perché non è questo
lo strumento migliore per portare avanti le richieste. Ci appelliamo all’amministrazione
penitenziaria, ai direttori, a tutto il personale trattamentale e di custodia,
affinché spieghino sezione per sezione cosa sta avvenendo e perché colloqui, permessi e misure sono sospesi. Chiediamo ai direttori di
applicare il nuovo decreto legge del governo che prevede l’estensione delle
telefonate così da compensare le legittime misure di prevenzione del contagio: aumentandone
il numero (che è una a settimana di dieci minuti) e attivando le postazioni
Skype. Ci appelliamo infine ai direttori e ai magistrati affinché più gente possibile possa accedere alle misure
alternative alla detenzione.
E’ importante decongestionare il sistema penitenziario e l’appello è
rivolto a tutti.
martedì 7 maggio 2019
‘Fine pena mai’, lo scrittore Musumeci giovedì a Fano
Alle 21, al Centro Pastorale Diocesano
(via Roma 118), l’evento organizzato dall’associazione Antigone Marche e dalla
Sala della Pace-Caritas Fano, per la rassegna ‘La Primavera della Legalità’,
per riflettere su cosa sia giustizia e sul rischio sempre più forte di cedere
alla vendetta
Cos’è e come si vive con una sentenza addosso che recita la
formula ‘fine pena mai’ o ’fine pena al 31 dicembre 9.999’? Ha uno scopo di
giustizia e quale? Come è possibile considerare conciliabili il principio
costituzionale della ‘rieducazione’ del condannato e l’ergastolo ostativo,
ovvero quello che non ammette alcun tipo di beneficio? Sono queste e molte
altre le domande che si svilupperanno all’incontro, organizzato
dall’associazione Antigone Marche e
dalla Sala della Pace-Caritas Fano,
dal titolo ‘Fine pena mai: giustizia o vendetta?’ e che si terrà giovedì 9 maggio, alle ore 21, a Fano, presso il Centro Pastorale Diocesano, in via Roma
118. A parlare sarà qualcuno che conosce nel profondo il tema, qualcuno che nel
1991 è entrato in carcere con quella sentenza cucita addosso: lo scrittore
Carmelo Musumeci. Insieme a lui, Nadia Bizzotto, dell’associazione Papa
Giovanni XXIII aiuterà il pubblico a capire meglio cosa significhi scontare una
pena da ‘uomo ombra’, come Musumeci ha definito gli ergastolani ostativi, e,
soprattutto, a chiedersi che senso abbia. L’iniziativa, che fa parte della
rassegna ‘La primavera della legalità’, è resa possibile grazie alla
collaborazione di Mondo a Quadretti, Ufficio diocesano per i problemi
sociali e il lavoro, Banca del gratuito, associazione Papa
Giovanni XXIII e associazione Giustizia e Pace, e vuole offrire un
modo per riflettere sul senso comune di fronte alla giustizia, al valore della
pena e al desiderio, sempre più sdoganato, di vendetta.
Carmelo Musumeci, entrato in carcere con una licenza
elementare, ha oggi due lauree, una in giurisprudenza e l’altra in sociologia,
e oltre ad essere scrittore porta avanti una intensa attività di
sensibilizzazione nella società. Pochi mesi fa, nel suo blog, ha pubblicato una
lettera indirizzata al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. “Il carcere ti lascia
la vita, ma ti divora la mente, il cuore, l’anima e gli affetti che fuori ti
sono rimasti. E quelli che riescono a sopravvivere, una volta fuori, saranno
peggio di quando sono entrati. Non si può educare una persona tenendola
all'inferno per decenni senza dirle quando finirà la sua pena. Lasciandola in
questa situazione di sospensione e d'inerzia la si distrugge e dopo un simile
trattamento anche il peggior assassino si sentirà 'innocente'".
lunedì 16 luglio 2018
Detenuto suicida a Pesaro, Antigone Marche: "Episodio prevedibile"
L'associazione
regionale appoggia la richiesta di chiarezza del Garante Nobili. "E'
capitato quello che temevamo. Da tempo abbiamo segnalato i problemi
delle persone ristrette a Villa Fastiggi che hanno doppia diagnosi e
problemi sanitari. Ora, si risolva la situazione"
"Abbiamo
visto una persona dimagrire 15 chili in meno di un mese,
autolesionarsi ed essere totalmente dissociata dal mondo circostante,
eppure venire dichiarata compatibile con il regime penitenziario.
Tanto compatibile che in molti erano preoccupati per la situazione e
ora, dopo circa un anno di richieste di misure alternative per
problemi gravi di salute, si trova nel reparto psichiatrico di un
ospedale regionale. Ne abbiamo vista un'altra con disabilità e seri
problemi fisici dover rinunciare al diritto a presentarsi al suo
processo perché non aiutata nei difficili spostamenti ed essere
considerata "noiosa" perché si lamenta della situazione
che vive". Queste le parole dell'associazione Antigone
Marche
alla notizia dell'uomo di 35 anni che si è suicidato all'interno
della Casa Circondariale di Villa Fastiggi nei giorni scorsi.
"Potremmo andare avanti a lungo con casi simili – prosegue
l'associazione - perché ne abbiamo viste tante di persone ristrette
a Pesaro che sostengono di non essere assistite e curate
adeguatamente. Ma, si sa, sono solo detenuti e, dunque, chi gli può
credere? Chi può fidarsi di quello che dicono? Ecco, ora, di fronte
a un suicidio, forse qualcuno prenderà sul serio la situazione. Una
situazione grave e pesante, non degna di un sistema democratico e
civile che comprende nella sua Costituzione l'articolo 27. Quanto
avvenuto a Pesaro, che indecentemente abbiamo saputo con giorni di
distanza e senza neanche spiegazioni precise, era purtroppo
prevedibile. Ci indigna e ci porta con forza a chiedere, ora più che
mai, che si faccia chiarezza e che si ponga termine a una situazione
sanitaria pesante e deficitaria che denunciamo, inascoltati, da
tempo. La Regione e la Sanità regionale in primis dovrebbero
risponderne. Bene ha fatto il Garante, quindi, a sollevare la
questione e a porre domande. Cosa è successo? Perché persone con
problemi psichiatrici o di dipendenze patologiche non hanno
un'attenzione maggiore? E, aggiungeremmo noi, siamo davvero sicuri
che il miglior sistema sia quello che rinchiude in carcere le persone
con problemi psichiatrici e di dipendenza patologica anziché offrire
loro sistemi e strutture alternative? Certo, a quanto pare ora il
vento del cambiamento parla di nuove carceri e meno misure
alternative perché la pena deve essere la pena, magari anche con un
po' di dolore fisico. È altrettanto certo che noi ci opporremo
sempre a questa logica e continueremo a fare quello che facciamo:
entrare in carcere ed evidenziare quello che vediamo. Ad altri, se
vogliono umanamente e politicamente, il voler ascoltare".
mercoledì 27 giugno 2018
venerdì 25 maggio 2018
Carcere, Antigone Marche domani a Marino del Tronto
E'
alla Casa Circondariale di Ascoli Piceno la prima visita
dell'Osservatorio sulle condizioni degli istituti di detenzione
regionali dell'associazione per le tutele e garanzie nel
sistema penale. L'incontro con il personale a disposizione per scattare la fotografia della situazione
Parte
da sud, da Marino del Tronto, l'attività dell'Osservatorio sulle
condizioni di detenzione di
Antigone Marche, l'associazione
che si occupa di tutela e garanzia dei diritti nel sistema penale.
Domani, sabato 26 maggio, infatti,
i
volontari accreditati dal DAP (Dipartimento dell'Amministrazione
Penitenziaria) entreranno nella Casa Circondariale diretta da Lucia
Di Feliciantonio per l'incontro con
tutto il personale a disposizione, dal direttore al comandante, dagli
educatori ai sanitari, e il reperimento di dati e informazioni circa
la situazione della struttura e delle persone che vi sono ristrette.
L'ultima
visita all'istituto, situato a 8 Km da Ascoli Piceno, risale
all'ottobre 2014. All'epoca si era da poco registrato il suicidio di
una persona in attesa di primo grado, vi erano 106 detenuti, a fronte
di una capienza regolamentare di 80 posti, e uno dei nodi più
problematici era il lavoro.
"La
direttrice
– si legge nella scheda stilata dai volontari dopo la visita -
considera
il lavoro quale problema primario dell’Istituto. Infatti le scarse,
quasi nulle, offerte lavorative e la difficoltà di attivare corsi di
formazione professionale a causa della mancanza di fondi limitano le
possibilità di riscatto sociale per detenuti ed ex detenuti, nonché
frenano il loro percorso trattamentale. Si cerca di fronteggiare in
parte la questione lavoro ed i problemi di interazione ed
integrazione con il mondo esterno mediante attività di volontariato
in cui partecipano gli stessi detenuti. Un esempio è stata l'opera
volontaria di pubblica utilità che ha permesso la riverniciatura
della scuola elementare della città".
Oltre
a ciò, però, i volontari avevano descritto come 'precarie' le
condizioni igieniche e di vivibilità della sezione giudiziaria,
sebbene dal 2010 avessero preso via dei lavori di ristrutturazione.
Oltre alla direttrice, nella struttura lavoravano 3 educatori, un
assistente sociale, si avevano 177 unità di polizia penitenziaria
assegnate e operavano i volontari della Papa Giovanni XXIII e della
Caritas.
Questo,
in breve, il sunto dell'ultima visita che è possibile ritrovare
anche sul sito dell'Associazione Antigone. Domani, un nuovo incontro
e un'altra fotografia.
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