Presentazione
IX rapporto di Antigone
Questo rapporto nasce grazie alle
informazione raccolte dai membri dell’Osservatorio
nazionale sulle condizioni di detenzione di Antigone, un organo
dell’Associazione costituito nel 1998 e composto da circa 40 volontari, autorizzato
annualmente dal Ministero della Giustizia a visitare tutti gli istituti di pena
presenti sul territorio nazionale. Il presente rapporto è il nono e sul sito di
Antigone è disponibile un Rapporto on line che si compone di schede redatte per
ogni singolo istituto e continuamente aggiornate dal lavoro di osservazione.
Gli esiti delle visite sono visibili sul sito www.associazioneantigone.it.
È possibile acquistare, al prezzo di 15 euro, Senza dignità in libreria
o attraverso l’associazione Antigone (mandando una richiesta a segreteria@associazioneantigone.ir)
o attraverso la casa editrice (scrivendo a abbonamenti@gruppoabele.org).
LE
CONDIZIONI DI DETENZIONE NELLE MARCHE
La popolazione detenuta cresce
Siamo abituati a pensare alle
Marche come ad una regione attenta alle politiche di inclusione sociale ma in
tempi recenti, almeno quanto alle sue carceri, le cose sembrano andare in modo
diverso. Nelle Marche gli istituti di pena sono in tutto 7 e, al 30 novembre
2012, ospitavano 1.213 detenuti,
a fronte di una capienza regolamentare di 777 posti (tasso di
affollamento del 156%). L’istituto più sovraffollato è quello di Ancona
Monteacuto (228%), seguito da Pesaro (196%) e Fermo (173%). Rispetto alle altre
regioni italiane, per affollamento, le Marche sono al sesto posto, precedute
soltanto da Puglia (175%), Liguria (171%), Veneto (163%), Friuli Venezia Giulia
(161%), e Lombardia (157%). Rispetto alla fine del 2011, quando il tasso di
affollamento era pari al 151%, la popolazione detenuta è cresciuta di oltre 100
unità (nel dicembre 2011 le Marche erano la nona regione più sovraffollata
d’Italia), in controtendenza rispetto al resto del paese, nel quale
nell'ultimo anno la popolazione detenuta, seppur di poco, ha iniziato a
scendere.
Paura delle misure alternative?
Dei
presenti al 30 novembre 2012 gli stranieri erano 547, poco meno della
metà (45%). A fronte di questo, al 31 dicembre 2011 i mediatori culturali
attivi nelle Marche erano soltanto 3, 1 di area est europea, gli altri 2 di
area nord africana.
Erano 733
i condannati (60%) e 227 i detenuti in attesa di primo giudizio (18%). Le donne
erano 30, 11 i semiliberi. Le Marche sono la regione con il più basso numero di
semiliberi dopo Valle d’Aosta, Molise, Basilicata e Trentino Alto Adige, tutte
regioni però la cui popolazione detenuta arriva a stento alle 400 unità.
A
novembre 2012 i detenuti usciti grazie alla legge 199/2011 che prevede
la possibilità di scontare gli ultimi 18 mesi in detenzione domiciliare sono
stati nelle Marche 106, ad anche qui le Marche segnalano un dato preoccupante.
Si tratta del numero più basso dopo Valle d’Aosta (39 usciti – presenti 279),
Basilicata (53 usciti – 441 presenti) e Molise (57 usciti – 391 presenti).
Il lavoro che manca
Al 30
giugno 2012 i detenuti lavoranti erano 186 (di cui solo 9 non alle
dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria), rispetto ai presenti lavorava
solamente il 15,45% dei detenuti. Si tratta della regione con il più basso
numero di lavoranti dopo il Friuli Venezia Giulia (14,45), la Calabria
(14,47%), il Molise (14,65%), l’Umbria (15,18%) e la Campania (15,39%). La
percentuale dei lavoranti non alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria,
rispetto ai lavoranti complessivi, è addirittura la più bassa d’Italia (4,8%).
Sempre al
30 giugno 2012 lavoravano alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria
ad Ancona Monteacuto 40 detenuti (393 i presenti), a Barcaglione 14 detenuti
(36 i presenti), ad Ascoli Piceno 24 detenuti (135 i presenti), a Camerino 10
detenuti (50 i presenti), a Fermo 14 detenuti (78 i presenti), a Fossombrone 28
detenuti (162 i presenti), a Pesaro 45 detenuti (326 i presenti). I 9 lavoranti
non alle dipendenze svolgevano le loro mansioni a Pesaro (4), Ascoli
Piceno (4), Barcaglione (1). L’unica lavorazione penitenziaria è attiva a
Pesaro (falegnameria) e dà lavoro a 10 persone.
Morire di carcere
Dei 104
detenuti deceduti in Italia dall’inizio dell’anno, 56 dei quali per suicidio,
(ai quali vanno aggiunti quattro decessi, di cui 3 per suicidio, avvenuti nelle
camere di sicurezza subito dopo l’arresto), 2 suicidi sono avvenuti ad
Ancona Monteacuto, 1 decesso a Pesaro per malattia.
Il piano carceri
Nella nuova
rimodulazione del Piano carceri 4 sono gli Istituti che dovrebbero
essere costruiti ex novo: Camerino,
Catania, Pordenone, Torino. Di questi, Camerino sembrerebbe l’Istituto più
prossimo alla realizzazione essendo l’unico per il quale il Dap dichiara: “Gara
pronta per la pubblicazione” (tutti gli altri sono ancora in fase di
progettazione). Ma dalle parole che il Capo del Dap, Giovanni Tamburino, ha
pronunciato durante la sua visita ad Ancona, alla fine di ottobre, è evidente
che questo Istituto non si farà. Ancora più incerti, però, sembrano i lavori di
ristrutturazione, presenti nel Piano carceri, riguardanti istituti marchigiani.
Infatti alla voce Lavori di recupero di istituti esistenti sarebbero stati stanziati 1.5milioni di
euro per la Casa circondariale di Ancona Montacuto. Ma nella relazione
alla Presidenza della Repubblica della Direzione generale delle risorse
materiali, dei beni e dei servizi, Ufficio edilizia penitenziaria e
residenziale di servizio, datata 12 settembre 2012, si perde traccia della
ristrutturazione di Montacuto e invece appaiono due diversi interventi per
l’altro carcere di Ancona, la Casa di reclusione di Barcaglione. Uno
riguarderebbe la voce di ristrutturazione padiglioni curati dalla stessa
Direzione generale (per 100 posti) e l’altro riguarderebbe la ristrutturazione
dei padiglioni curati dal Piano carceri (240 posti). Vale la pena ricordare che
questo istituto, concepito come carcere minorile, fu consegnato dalle
Opere Pubbliche all’Amministrazione Penitenziaria dell’allora Ministero di
Grazia e Giustizia nel 2004, dopo oltre
un quarto di secolo di lavori e anche il ripensamento, in corso d’opera, della
sua destinazione d’uso che ha ovviamente comportato ulteriori spese e lavori
senza poterne permettere mai il suo pieno utilizzo. A luglio 36 erano i
detenuti presenti e questo numero, dall’entrata in funzione dell’Istituto, non
è mai stato superato. Speriamo ora che lo stanziamento di questi nuovi fondi
possa almeno servire ad aumentarne l’accoglienza, anche in considerazione della
sua nuova destinazione, disposta dal Capo del Dap alla fine di settembre, che
lo configura come carcere a regime custodiale a trattamento avanzato,
arricchendo l’offerta trattamentale al momento ancora carente.
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