lunedì 31 luglio 2017

Morti in carcere, Antigone Marche: "Più psicologi e attività"

Un detenuto suicida e uno deceduto per l'aggravarsi della sua situazione sanitaria. Per l'associazione che si occupa di diritti e garanzie nel sistema penale, "il problema non è nel sorvegliare le persone, ma nell'eliminare le cause che portano ad atti suicidari o di autolesionismo"

"Due detenuti morti nello spazio di poche ore, uno per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute e l'altro per suicidio: è ora che si inizi a parlare seriamente di potenziare il personale medico e civile, innanzitutto degli psicologi, all'interno degli Istituti penitenziari e di risolvere le lacune della sanità penitenziaria. Così come di incentivare le misure alternative, le possibilità di lavoro intra ed extra murario, i corsi scolastici e di formazione, la presenza di volontari esterni e le attività rieducative che, nel periodo estivo, calano vertiginosamente, lasciando le giornate dei detenuti estremamente vuote e solitarie". Così Antigone Marche, l'associazione che si occupa di diritti nel sistema penale, sul caso dei due detenuti del carcere di Montacuto morti ieri.
L'associazione è tornata da tempo a sottolineare la preoccupante crescita del numero dei detenuti anche nelle Marche. "Sappiamo bene che, nel periodo estivo, la situazione delle carceri tende a peggiorare – continua l'associazione - sia per una fisiologica carenza di attività e di corsi per i detenuti; sia per un altrettanto normale aumento della popolazione ristretta. Questo, però, va ad aggiungersi ad una realtà in cui assistiamo al ritorno del sovraffollamento e i due detenuti di Montacuto deceduti ieri ci dimostrano che un edificio ristrutturato non basta: ad esempio, il detenuto morto in ospedale aveva un fine pena al 2018, possibile che dovesse scontare la sua pena solo in carcere e in nessun altro luogo, vista anche la sua condizione di salute? Ecco perché, secondo noi, servono misure alternative e attività rieducative e, soprattutto, assistenza psicologica per chi si ritrova a vivere per mesi e anni in pochi metri quadrati".
Sono già 67 i detenuti morti in tutta Italia quest'anno "di questi 31 sono i suicidi – spiega ancora l'associazione – e, secondo noi, il problema non è nel sorvegliare le persone, ma nell'eliminare il più possibile le cause che possano portare ad atti suicidari o di autolesionismo, così come, ad esempio, fu fatto negli Stati Uniti negli anni '80. Non solo. L'Italia è il Paese con uno dei più elevati dislivelli del tasso di suicidio tra popolazione libera e popolazione detenuta, in carcere infatti ci si suicida 20 volte di più che all'esterno: un problema di controllo o di sistema complessivo? Un dubbio che riguarda tutti, se vogliamo garantire un sistema pubblico, e dunque finanziato con i soldi dei cittadini, efficiente. Che crei sicurezza, e non morti".


Jesi, 31 luglio 2017

venerdì 7 luglio 2017

Secondo Rapporto sulla condizione di detenzione nelle Marche

Carcere di Camerino chiuso, a causa del terremoto, e detenuti spostati, tra difficoltà e disagi, a Roma. Aumento del numero delle persone private della libertà personale, in modo particolare nella casa circondariale di Villa Fastiggi (Pesaro). Carenza di corsi professionalizzanti e attività trattamentali. Scarse le misure alternative applicate.
Per il secondo anno consecutivo, Antigone Marche presenta il suo Report regionale sulla condizione di detenzione nelle carceri della regione. 
Una carrellata di voci, da quella del detenuto che racconta la notte del terremoto a quella dei volontari che descrivono la loro attività e lanciano le loro riflessioni, per allargare il dibattito su pena, reinserimento sociale e ostacoli alla piena applicazione del mandato costituzionale.

A tutti voi, buona lettura!

A questo link, potete  leggere o scaricare il Report: http://www.associazioneantigone.it/upload2/uploads/docs/ReportMarche2016.pdf