lunedì 9 marzo 2020

Coronavirus e carceri: evitare rivolte, estendere telefonate e applicare alternative


Appello dell’associazione Antigone a detenuti, direttori e magistratura di sorveglianza. 
Importante spiegare la situazione, aumentare le chiamate, anche con Skype, e decongestionare gli istituti ampliando la detenzione domiciliare

Un appello ai detenuti a non lasciarsi andare a rivolte violente e a interrompere forme di proteste non pacifiche. Un appello ai direttori delle carceri affinché assicurino maggiori contatti telefonici dei detenuti con i propri familiari. Un appello a direttori e magistrati di sorveglianza affinché più gente possibile possa accedere alle misure alternative. E’ quanto proponiamo come Associazione Antigone in queste ore e giornate di emergenza sanitaria che sta investendo il nostro paese e, drammaticamente,  gli istituti di pena italiani.
Partiamo dai numeri. Sono 61.230 i detenuti presenti negli istituti penitenziari a fronte di una capienza regolamentare di 50.931 (dati del ministero di Giustizia aggiornati al 29 febbraio). Un sovraffollamento sopra al 120%. Nei 6 istituti della nostra regione, si trovano 926 persone su una capienza di 857. Un tasso di sovraffollamento del 108% con le situazioni più stressanti ad Ancona Montacuto, 330 presenti su 256 posti, e a Villa Fastiggi (Pesaro), 238 presenti su 153 posti, unico carcere marchigiano attualmente nella zona arancione. Sovraffollamento significa terza branda e spazi che diventano ancora più angusti e che non possono permettere di tenere una distanza di precauzione di un metro tra le persone.
A una situazione già precaria, quindi, se ne è aggiunta in questi giorni una emergenziale, che ha portato alla chiusura dei colloqui con i familiari (sei ore al mese). Una misura di buon senso, ma che investe gli affetti e che va spiegata e controbilanciata. Per questo, ci appelliamo ai detenuti, affinché non si lascino andare a rivolte violente perché non è questo lo strumento migliore per portare avanti le richieste. Ci appelliamo all’amministrazione penitenziaria, ai direttori, a tutto il personale trattamentale e di custodia, affinché spieghino sezione per sezione cosa sta avvenendo e perché colloqui, permessi e misure sono sospesi. Chiediamo ai direttori di applicare il nuovo decreto legge del governo che prevede l’estensione delle telefonate così da compensare le legittime misure di prevenzione del contagio: aumentandone il numero (che è una a settimana di dieci minuti) e attivando le postazioni Skype. Ci appelliamo infine ai direttori e ai magistrati affinché più gente possibile possa accedere alle misure alternative alla detenzione.
E’ importante decongestionare il sistema penitenziario e l’appello è rivolto a tutti.


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