martedì 13 febbraio 2018

"Macerata, sta a noi restare umani"

I fatti di Macerata ci hanno toccato profondamente e ci stanno spingendo a pensieri e riflessioni che cerchiamo di sviluppare tra amici o in gruppo. Di seguito, riportiamo le parole di alcuni dei nostri soci e pubblichiamo le foto scattate durante la manifestazione di sabato scorso contro il fascismo e il razzismo da una socia della nostra associazione. 

"Dopo quanto è successo a Macerata, e in particolar modo perché è successo qui, a due passi da casa mia, sento il bisogno forte e urgente di richiamarmi all'antifascismo e ai valori dettati dalla Costituzione italiana. 

La mancata strage di Macerata è indicativa di un malessere sociale che nelle Marche sta crescendo in maniera drammatica e che ormai si sta esprimendo senza alcun senso logico né ogni minima forma di razionalità. Anzi. Negli ultimi anni sta emergendo con sempre più forza e si sta esprimendo con un razzismo fino a poco tempo fa strisciante. L’atto di Traini, infatti, ha sdoganato un sentire troppo diffuso e in molti ritengono che abbia fatto la cosa giusta (apparentemente anche dentro il carcere di Montacuto (An), dove attualmente è rinchiuso, è stato accolto dai detenuti italiani con un applauso).
Mi sento preoccupato per tutta questa violenza. Ci sentiamo preoccupati. E ci interroghiamo. Soprattutto, ci chiediamo se siamo di fronte ad una rottura irreversibile del patto sociale, che potrebbe portare a gravi forme di odio sociale, come si è verificato in altri contesti internazionali dove il fenomeno migratorio è radicato da più tempo. 
Siamo a questo punto? E come ci siamo arrivati? 

La classe politica italiana attuale e degli ultimi venti anni ha certo le sue enormi responsabilità: da un lato non ha ascoltato quanto sostenevano molti tecnici (sociologi, psicologi sociali, politologi, economisti) che, attraverso studi scientifici, hanno dimostrato le conseguenze negative del taglio del welfare, di una politica del lavoro che ha depotenziato i lavoratori e i loro diritti, di una politica industriale lasciata totalmente in mano al mercato; dall'altro non ha imparato dagli errori degli altri Stati dove si sono verificati scontri sociali a causa della pessima gestione del fenomeno migratorio. La classe politica italiana, poi, sta continuando a perdere l’occasione per creare un modello di integrazione autorevole. Anzi, costruisce ex novo e fomenta paure tra la popolazione senza avere le cosiddette 'pezze d'appoggio'. Ha promosso i diversi pacchetti per la sicurezza, e le loro varie declinazioni, con la modalità dei decreti legge quando l'urgenza di farli non c'era perché, semplicemente, i reati in Italia stanno calando da anni. La classe politica è responsabile, perciò, di aver creato un clima di paura ad arte, di aver fatto credere alle persone che sia in corso una invasione mentre i numeri parlano di altro e ci dicono, cioè, che il picco massimo di arrivi di persone è stato di 180mila esseri umani in un anno. 180mila su un Paese di 60milioni. E' l'invasione di un Paese? O è il fallimento di un Paese che, con 60milioni di persone, non è in grado di dare ospitalità degna di questo nome ad altri 180mila esseri umani? In Libano, paese di 4 milioni di persone, non nella ricca e civile Europa, i profughi sono ben 2 milioni. Eppure in Libano non si parla di invasione....

Ma non è tutta qui la responsabilità. Essa è collettiva e ci chiama in causa tutti: dal mondo dell'informazione a quello della scuola, dall'associazionismo al mondo dell'imprenditoria. Ecco perché sentiamo l'urgenza di rifarci all'antifascismo. Perché esso fu profondamente di una parte della popolazione italiana. Se è vero che abbiamo gli anticorpi, ora sta a noi, alla società, metterli in funzione. Sta alla scuola parlare ai ragazzi e portarli nei luoghi in cui la tragedia del nazifascismo si è consumata; sta all'informazione essere onesta e non assecondare la pancia dei cittadini; sta a noi continuare a lavorare per non perdere la rotta e andare alla deriva. 
A Macerata si è toccato un punto che fa paura, con una sparatoria contro persone nere. Si è scavato ancora più in profondità quel punto con politici titubanti che non hanno saputo neanche andare a trovare le vittime prima che tutti ci accorgessimo della loro assenza. Addirittura avevano deciso di chiudere la città e di vietare le manifestazioni antifasciste. E i vertici di moltissime rispettabili realtà hanno assecondato questa decisione. Eppure, le cose sono andate diversamente. Circoli "sediziosi"  di tante associazioni e cittadini comuni hanno deciso di andare comunque a Macerata. E hanno aperto la città. A Macerata si è toccato un fondo, ma a Macerata sono arrivate migliaia e migliaia di persone da tutta Italia in nome di un principio umano, l'antifascismo, che ci lega tutti. E questo ci fa credere che la lotta per mettere da parte la follia cieca e irrazionale e restare umani non è conclusa affatto, perché siamo davvero in tanti a voler restare umani.  
Sta a noi, a tutti noi, restare umani". 









Nessun commento:

Posta un commento