martedì 7 maggio 2019

‘Fine pena mai’, lo scrittore Musumeci giovedì a Fano


Alle 21, al Centro Pastorale Diocesano (via Roma 118), l’evento organizzato dall’associazione Antigone Marche e dalla Sala della Pace-Caritas Fano, per la rassegna ‘La Primavera della Legalità’, per riflettere su cosa sia giustizia e sul rischio sempre più forte di cedere alla vendetta

Cos’è e come si vive con una sentenza addosso che recita la formula ‘fine pena mai’ o ’fine pena al 31 dicembre 9.999’? Ha uno scopo di giustizia e quale? Come è possibile considerare conciliabili il principio costituzionale della ‘rieducazione’ del condannato e l’ergastolo ostativo, ovvero quello che non ammette alcun tipo di beneficio? Sono queste e molte altre le domande che si svilupperanno all’incontro, organizzato dall’associazione Antigone Marche e dalla Sala della Pace-Caritas Fano, dal titolo ‘Fine pena mai: giustizia o vendetta?’ e che si terrà giovedì 9 maggio, alle ore 21, a Fano, presso il Centro Pastorale Diocesano, in via Roma 118. A parlare sarà qualcuno che conosce nel profondo il tema, qualcuno che nel 1991 è entrato in carcere con quella sentenza cucita addosso: lo scrittore Carmelo Musumeci. Insieme a lui, Nadia Bizzotto, dell’associazione Papa Giovanni XXIII aiuterà il pubblico a capire meglio cosa significhi scontare una pena da ‘uomo ombra’, come Musumeci ha definito gli ergastolani ostativi, e, soprattutto, a chiedersi che senso abbia. L’iniziativa, che fa parte della rassegna ‘La primavera della legalità’, è resa possibile grazie alla collaborazione di Mondo a Quadretti, Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro, Banca del gratuito, associazione Papa Giovanni XXIII e associazione Giustizia e Pace, e vuole offrire un modo per riflettere sul senso comune di fronte alla giustizia, al valore della pena e al desiderio, sempre più sdoganato, di vendetta.
Carmelo Musumeci, entrato in carcere con una licenza elementare, ha oggi due lauree, una in giurisprudenza e l’altra in sociologia, e oltre ad essere scrittore porta avanti una intensa attività di sensibilizzazione nella società. Pochi mesi fa, nel suo blog, ha pubblicato una lettera indirizzata al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. “Il carcere ti lascia la vita, ma ti divora la mente, il cuore, l’anima e gli affetti che fuori ti sono rimasti. E quelli che riescono a sopravvivere, una volta fuori, saranno peggio di quando sono entrati. Non si può educare una persona tenendola all'inferno per decenni senza dirle quando finirà la sua pena. Lasciandola in questa situazione di sospensione e d'inerzia la si distrugge e dopo un simile trattamento anche il peggior assassino si sentirà 'innocente'".

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